L'ARTE RACCONTATA AI COMPAGNI

La bellezza di Darwin . 2017
arteideologia raccolta supplementi
made n.17 Giugno 2019
LA RIPRESA DELLE OSTILITÀ
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Elementi e complementi . (appunti I.4)

Traccia sull'arte e l'evoluzionismo

Alla serie delle tracce per le narrazioni sull'arte aggiungiamo questa parte dei nostri appunti anche perché dell’argomento se ne è parlato un po' al termine dell’incontro avvenuto qualche tempo fa.
Ci siamo decisi soltanto ora a fornire la traccia originale (preparata con sentimento del tutto istintivo) perché solo recentemente qualcuno di noi ha riscontrato che il tema allora sollevato e discusso (con poca avvedutezza, dobbiamo ammettere), ossia l’arte e l'estetica in un’ottica evoluzionistica, veniva quantomeno condiviso e dibattuto in un particolare ambito della ricerca estetica più recente [1].
Se poi, alla luce di trattazioni più soddisfacenti, la nostra risulterà inadeguata e raffazzonata, poco male: per quanto poco possa contare la prendiamo come la conferma di avere avuto il fiuto (anche se non il fiato) giustamente orientato.
Riguardo invece la narrazione troppo confusa svolta allora dal nostro relatore, potremmo anche scusarci per lui di averla condotta in modo ancor più confusa della traccia scritta fornitagli; se tuttavia non lo facciamo è perché siamo convinti che spesso, in un ambiente determinato, può anche esser sufficiente dare un giusto verso a particolari questioni, fidando poi che la loro comprensione venga integrata presto da connessioni implicite, comuni a tutti di quel determinato ambiente.

[OMISSIS]

Darwin e Plechanov

Prima di proseguire vogliamo rassicurare tutti che il nostro lavoro non trascurerà di parlare dei grandi capolavori dell’arte del passato e di storia dell’arte antica e moderna, ecc.. Ma per questa occasione abbiamo ritenuto conveniente trattare di alcuni argomenti e nozioni di carattere generale e, nel poco tempo che ci rimane, proviamo ad introdurne altre.
Anticipando una possibile obiezione dei compagni, confermiamo in linea generale noi diamo per scontati  tutti i contributi finora acquisiti dal pensiero materialista, quindi anche agli scritti sull’estetica di Plechanov. Ci riferiamo qui particolarmente alla sua Prima lettera senza indirizzo (1899), che tratta dell’arte e della bellezza commentando estesamente gli argomenti di Darwin (facoltà della bellezza) [2].
Di questo scritto di Plecanov ce ne occuperemo adeguatamente in seguito; quello che ora ci interessa mettere in rilievo non sono le particolarità dell’ornamento (umano o animale che sia) o la parte svolta dall’arte nella storia dell’evoluzione umana, ecc., quanto:
1. la necessità fisiologica del presentarsi di forme secondarie, o ornamentali (in funzione della scelta sessuale e/o della scelta sociale); 2. la spinta alla variazione genetica di queste forme e quindi alla loro evoluzione – che poi è un’evoluzione che riguarda tanto l’immagine che i sensi, e, a fortiori, l’arte visuale.
Inoltre ci preme di fissare la vostra attenzione soprattutto sulle nozioni di differenza e di variabilità, in quanto possono avere anche una qualche utilità - diciamo così -  pratica, nelle comprensione delle modificazioni delle forme e dell’apprezzamento estetico…  


L'illusionista Thurston presenta “La levitazione della principessa Karnac”. 1920 ca.
 
Sul Bello e la Bellezza 

Abbiamo visto come parole semplice ed ovvie, quali arte e opera d’arte, oggi non trovano più un corrispettivo univoco e certo per tutti; queste parole e i loro referenti reali, hanno preso a ballare e fanno le stesse bizze delle merci sul mercato... Ed è proprio con il feticismo delle merci che l’estetica moderna ha dovuto fare spesso i conti per comprendere e spiegare la fenomenologia dell’arte moderna...   
Continuiamo però ad usare parole troppo vecchie per descrivere una realtà caotica ....
“Mi sentivo responsabile della bellezza del mondo” – dice l’imperatore Adriano nel romanzo della Yourcenar....; e sembra che il Principe idiota di Dostoevskij abbia detto una volta che “la bellezza salverà il mondo”...
Il mondo e la bellezza : ecco ad esempio due paroline, molto usate anche nei manuali di storia dell’arte, con cui dire troppo senza dire nulla di reale sulle cose di cui si tratta, che alla fin fine riguardano i sensi reali, gli organi concreti dell’occhio e le immagini che esso riceve dall’ambiente in cui si trova a vivere per trasmetterle al cervello. Un processo che poi, sulla base delle informazioni così ricevute - come da parte di tutti gli altri sensi -  consente all’intero all’organismo di orientare e organizzare la propria attività ai fini dell’adattamento per la sopravvivenza ecc....

Della teoria evoluzionistica il peso preponderante sembra essere dato comunemente, spesso esclusivamente, alla selezione naturale dovuta alla forza. Nondimeno il gioco della “scelta sessuale” svolge un ruolo altrettanto decisivo. Già.. perché Darwin, dopo il suo testo del 1859 Sull’origine delle specie per selezione naturale, ovvero conservazione delle razze favorite nella lotta per l’esistenza, nel 1871 dà alle stampe L’origine dell’uomo e la scelta sessuale [3]; e qui, nella vera prima parte del volume dedicata alla scelta sessuale, Darwin espone appunto la teoria secondo la quale i cosiddetti caratteri sessuali secondari si evolvono in maniera differente rispetto a quelli che favoriscono la sopravvivenza del singolo organismo (che li presenta ed esibisce alla vista)  ma riguardano la riproduzione stessa dell'organismo, essendo favoriti durante la scelta riproduttiva compiuta dal sesso opposto, e in tal modo possono affermarsi nella popolazione, diventando caratteristici della specie.
Dopo aver descritto innumerevoli casi di scelta sessuale tra le varie specie animali, ed in particolare degli uccelli, Darwin scrive:

“Il maschio fa egli pompa delle sue attrattive con tanto sfarzo e rivalità senza uno scopo? Non abbiamo noi buono in mano per credere che la femmina opera una scelta, e che riceve gli amoreggiamenti del maschio che le è più simpatico? Non è probabile che deliberi consapevolmente: ma è molto più eccitata ed attirata dal maschio più bello, o più melodioso, o più valoroso. Neppure dobbiamo noi supporre che la femmina studia ogni striscia ed ogni macchia colorita; che, per esempio, la pavonessa ammiri ogni particolare dello splendido strascico del pavone; è probabile che solo l’effetto generale la colpisca. Tuttavia dopo aver udito con quanta cura il fagiano Argo maschio spiega le sue eleganti copritrici primarie delle ali e rialza le piume ocellate in posizione eretta onde farle meglio risaltare, oppure come il cardellino maschio spiega alternativamente le sue ali spruzzate d’oro, non dobbiamo crederci sicuri che la femmina non bada ad ogni particolare della bellezza. Noi possiamo giudicare, siccome ho già osservato, della scelta che vien fatta, soltanto dalla analogia delle nostre proprie menti; e le forze mentali degli uccelli se si esclude il ragionamento, non differiscono fondamentalmente dalle nostre. Da queste varie considerazioni possiamo conchiudere che l’accoppiamento degli uccelli non è lasciato in balìa del caso; ma che quei maschi i quali sono meglio capaci per le loro varie attrattive di piacere ad una femmina o di eccitarla, sono in circostanze ordinarie accettati.”.[4]

E’ del tutto evidente che nel processo evolutivo sono entrati in gioco la vista e l’immagine nelle sue particolarità di forma e di colore. 

Se questo fosse ammesso – prosegue Darwin -, non vi è molta difficoltà per comprendere come gli uccelli maschi abbiano gradualmente acquistato i loro caratteri ornamentali... così il preferire che fa la femmina i maschi più attraenti deve certamente condurre alla loro modificazione (delle differenze individuali); e queste modificazioni possono nel corso del tempo essere aumentate quasi all’infinito, compatibilmente colla esistenza delle specie.”[5]

Nello studio degli ocelli presenti nelle penne del fagiano Argo “che sono così meravigliosamente dipinte da rassomigliare a tanti occhi nella loro orbita”, Darwin stabilisce esplicitamente un rapporto con l’arte: 

Io non credo che alcuno voglia attribuire il dipinto, che ha destata l’ammirazione di molti valenti artisti,  al caso, al fortuito concorso degli atomi della materia colorante. Che questi ornamenti siano stati formati mercè la scelta di molte successive variazioni, nessuna delle quali fosse in origine destinata a produrre l’effetto dell’occhio nell’orbita, sembra quasi incredibile, come che una delle Madonne del Raffaello sia stata formata dagli scarabocchi dipinti presi a caso fatti da una successione di giovani artisti, nessuno dei quali intendesse dapprima di delineare il sembiante umano.[6]

Ancora, riguardo al rapporto con l’arte, e in genere con i mutui rapporti tra discipline diverse, può essere interessante aver notato delle analogie tra il testo di Darwin e la Grammatica dell’ornamento, pubblicata a Londra nel 1854 dall’architetto Owen Jones[7]; ma più interessante per noi è quanto viene detto da Darwin riguardo la variabilità:

La variabilità è la base necessaria dell’azione della scelta, ed è del tutto indipendente da quella.[8]     
La variazione salta subito agli occhi e (indipendentemente da essa) l’eventuale la scelta preferenziale ripetuta verso quell’attrattiva differenziata fa il resto; sia per la diffusione nella specie, sia nello sviluppo morfologico delle ornamentazioni attrattive per l’attenzione, spinte incessantemente a modificarsi per rinnovare il loro effetto sull’attenzione e favorire la scelta. >

Sembra il meccanismo che anima la moda, che inizia il suo sviluppo attuale e accelerato proprio dalla metà dell’800, nell’epoca dei grandi magazzini e di Darwin, e in concomitanza con l’ornamentazione industriale, seriale e a buon mercato...
Colui il quale crede che il maschio sia stato creato come esiste oggi, deve riconoscere che le sue grandi piume, che impediscono alle ali di volare, e che, come le penne primarie, sono spiegate in un modo al tutto particolare a questa sola specie durante l’atto del corteggiamento, ed in nessun altro tempo, gli furono state date per servire di ornamento. Se questo è il caso, egli deve pure ammettere che la femmina venne creata e fornita della facoltà di apprezzare cosiffatti ornamenti.[9]

Darwin qui non dimentica, a fronte del soggetto che modifica e varia le forme nell’immagine di sé stesso, il soggetto passivo di chi riceve l’immagine dopo e solo dopo aver avuto, e continuerà ad avere, un ruolo attivo nelle eventuali variazioni successive, ossia: il pubblico moderno.

Colui il quale ammette il principio della scelta sessuale, sarà indotto alla notevole conclusione che il sistema cerebrale non solo regola la maggior parte delle funzioni esistenti del corpo, ma ha un’azione indiretta sul progressivo sviluppo di varie strutture corporali e di certe qualità mentali. Il coraggio, l’indole bellicosa, la perseveranza e la mole del corpo, le armi di ogni sorta, gli organi musicali, tanto vocali quanto strumentali, i colori vivaci, le strisce e le macchie, le appendici adornanti, sono state indirettamente acquistate da un sesso o dall’altro, dall’azione dell’amore e della gelosia, mercè l’apprezzamento del bello nel suono, nel colore o nella forma, e mercè l’esercizio di una scelta; e queste potenze della mente dipendono evidentemente dallo sviluppo del sistema cerebrale.[10]

Il cerchio si chiude su se stesso, con ognuno che rimane ignaro della funzione che ha avuto nello sviluppo formale di cui è stato partecipe e che adesso regola il suo gusto [11] e le sue scelte come una norma personale, tanto inappellabile quanto più intima, costituita da giudizi sprofondati e persistenti in un’area che fa agire gli istinti più che le consapevolezze...
Nell’uomo, poiché queste possibilità di variazioni si sono esternalizzate [12], gli elementi di decoro possono essere posticci, prodotti all’uopo.
L’uomo può trasformare l’immagine del proprio corpo con elementi esterni, artefatti che lo avvantaggerebbero .... e possono farlo entrambe i sessi... (abbiamo visto che invece gli ornamenti nel pavone argo erano presenti e variabili soltanto nei maschi). 
Dicevamo del sistema della moda... ma vale anche per la produzione propriamente artistica, così come per la produzione in generale.
Per l’uomo, che ha esternalizzato la possibilità di manipolare queste variazioni, all’aumento della popolazione corrisponderebbe un aumento delle variazioni che vengono oggettivate anche nella produzione materiale dei suoi artefatti.
Si hanno dunque ornamenti posticci che possono anche falsificare l’informazione visuale che inviano circa la reale condizione del soggetto (o della classe sociale) che li ostenta.
Difatti nella scelta a volte sembra prevalere il criterio che se uno esibisce certi “ornamenti” e ne fa sfoggio è perchè se lo può permettere. Pensiamo anche alle variazioni mirabolanti offerte alla vista dai costumi di scena di gruppi musicali, o anche solo alle svariate divise e livree, acconciature o pose di quanti sentono la necessità di informare, o millantare, il proprio status in un consesso sociale (merci di lusso e di rappresentanza del capitale).

Saremmo tentati di svolgere certi punti, ma troppe considerazioni si accalcano nella mente; e non solo quelle dovute all’idea generale di Darwin circa lo sviluppo delle forme visibili (immagini) degli organismi, ma anche al modo stesso di procedere nel descrivere passo passo l’ipotesi dello sviluppo morfologico di queste forme attraverso le variazione delle penne del fagiano Argo, fino al formarsi dei vistosi ocelli che ora lo caratterizzano.
Un modo analitico di procedere simile a quello che un importante archeologo della preistoria adotta nel descrivere la genesi della decorazione a greca, a partire da semplici tratteggi paralleli, che gli ricordano quelle incise sulle pale dei fornai di campagna d’una volta:

Il geometrico dell’Ucraina non è il risultato di una semplificazione o una schematizzazione del dato vivente, ma creazione totalmente astratta, l’astratto puro. L’origine si trova nelle tacche parallele incise su bastoncini d’osso, su frammenti allungati d’avorio, talvolta designate col nome di “segni di caccia” (ma ci rifiutiamo di vedere in esse dei “calendari lunari”: l’osservazione esatta degli astri non è propria dei cacciatori attivi ma dei pastori contemplativi, e sono questi ultimi che inventeranno nel 10.000 o nel 15.000 i primi calendari). Da questi tratteggi semplici e paralleli, ... si passa a due file d’intagli, che talvolta, convergenti si avvicinano. In questo modo nasce il motivo a chevron (a zigzag o a spina di pesce). Un incastro di questi motivi produce già decorazioni eleborate, e da questa semplicissima  forma, costituita da due tratti convergenti, si elabora tutta una geometria. L’incontro per i vertici di due chevron dà luogo ad un motivo a X, l’incontro dalla parte aperta produce la losanga. La losanga è nata certamente prima del triangolo...[13]

L’archeologo illustra l’evoluzione del motivo a chevron ucraino fino alla decorazione a greca, che precede di 15.000 anni la sua reinvenzione nell’età greca arcaica e del Dipylon, e una terza reinvenzione si avrà nell’arte precolombiana di Mitla, nel Messico.

Abbiamo voluto porre in evidenza come la forma e l’immagine hanno, e seguono una propria linea evolutiva, ravvisabile anche nella coevoluzione generale dell’uomo e dell’ambiente ecc.; ed è questo ciò che dobbiamo tenere a mente se vogliamo sottrarci all’apparenza ingannevole che affida alle abilità del grande artista, geniale e unico, l’autonomo impulso e i successivi sviluppi dell’arte attraverso i millenni.
Al pari dell’attuale intraprenditore capitalista che dallo sviluppo stesso del capitale ci si svela come null’altro che un mero impiegato del Capitale, così lo stesso sviluppo raggiunto dall’Arte svela l’Artista come un mero agente delle determinazioni della specie e dell’ambiente, ossia della natura.
Egli non è altro che un agente delle determinazioni della natura (vedremo che vi sono dei vincoli di sistema che costringono questi agenti a tenere il passo); ed egli, il sommo artista, è un agente tanto più attivo, efficace e redditizio quanto più ignaro e cieco di non essere altro che un genio: “Tanto costrussi da credere d’essermi anch’io costrutto” , dice di sé il ravveduto architetto greco Eupalino [14]... 

Dato che le immagini evolvono, “indipendentemente dalla scelta” ecc. esse avrebbero dunque una loro qualche “vitalità”, che si manifesterebbe concretamente anche con una loro presa diretta sulla realtà esterna e sul vedente? 
Una risposta potete darla voi stessi semplicemente pensando alle insegne di guerra che spingono alla morte, al feticcio o all’immagine santa (che addirittura si vede piangere e sanguinare [15]), alle labbra rosse delle donne o all’effetto meccanico che una immagine pornografica produce sui vostri sensi - la cui presa sul nostro corpo può anche essere così forte da trascendere la vostra volontà.
Le immagini non sono passive e sottomesse al nostro sguardo, ma proprio ci ri-guardano.
E' così che Narciso si smarrisce e si inabissa sotto lo sguardo della sua propria immagine... (autoalienazione).
E Teseo, per non restare impietrito (inattivo) di fronte alla caotica immagine del mondo [16] può affrontarla e sconfiggerla solo isolando l’immagine della “preda” come differenziata dal fondo brulicante, e vederla riflessa (mediata) in un delimitante scudo, di fattura umana e non certo divina! [17]...
Abbiamo in precedenza visto che anche Costantin Brancusi, un artista dei primi decenni del 900, faceva proprio delle sculture di bronzo sulle cui superfici curve, continue ed estremamente polite, si riflette l’ambiente con tutti i fenomeni circostanti che accidentalmente prendono ad animare l’inerte materia di cui è fatta l’opera.

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NB: Molte note di fondo pagina sono frammiste con appunti di carattere interlocutorio, mantenuti solo in funzione di promemoria di temi o argomenti da svolgere eventualmente in seguito. Ma, a ben vedere, anche l’intero lavoro finora prodotto non è molto più che un registro di annotazioni precauzionali per l’esame di uno specifico campo: un brogliaccio.

[1] . Una visione sommaria di tale dibattito, molto vivo in area anglosassone, e un’adeguata bibliografia, può desumersi da Lorenzo Bartalesi, La bellezza è un sentimento istintivo, in Aesthesis, volume 5.2012, pag. 79-86, Firenze University Press. - Riguardo la conclusione dell’articolo, ci sembra più soddisfacente includere l’arte nelle modalità di un conoscere potenziato (e offuscato) dal piacere estetico piuttosto che in quelle del gioco, che avrebbe solamente “l’effetto di rendere gli oggetti belli” (Schlick 1979), che ci sembra far tornare sui propri passi un pensiero estetico che intende superare i limiti della filosofia e procedere ad una naturalizzazione del senso estetico e dell’arte per riproporre il problema in un circolo tautologico, ossia filosofico, ossia autorefenziale: a che scopo rendere gli oggetti belli? La risposta crediamo sia tutta contenuta nella prima parte del testo citato.
[2] . Georgij V. Plechanov, Scritti di estetica, edizioni Samonà e Savelli, Roma 1972, pag. 95 segg.
[3] . On the Origin of Species by Means of Natural Selection, or the Preservation of Favoured Races in the Struggle for Life.
Il volume è suddiviso in due parti, La selezione in relazione al sesso e L'origine dell'uomo.
Nella prima Charles Darwin elenca i numerosissimi casi di caratteri sessuali secondari presenti nelle diverse classi di vertebrati, tra cui l'uomo. In questa espone la teoria della selezione sessuale secondo la quale molti caratteri, in particolare i cosiddetti caratteri sessuali secondari, si evolvono in maniera differente rispetto a quelli che favoriscono la sopravvivenza dell'organismo che li presenta. Questi caratteri, infatti, non favoriscono la sopravvivenza, ma la riproduzione dell'organismo, essendo favoriti durante la scelta riproduttiva compiuta dal sesso opposto. In tal modo essi possono affermarsi nella popolazione, diventando caratteristici della specie. Nella seconda invece Darwin espone tutte le prove della evoluzione dell'uomo, sia nella sua discendenza comune con le scimmie antropomorfe, sia nello sviluppo delle diverse popolazioni (etnie) umane. È ancora in discussione la motivazione per cui le due parti siano state unite e pubblicate in un solo saggio, anche se la evidente relazione tra quelli che lui definisce i caratteri sessuali secondari dell'uomo (p.es. facoltà musicali), e lo sviluppo di particolari capacità nell'uomo, può far intravedere l'importanza che lo stesso Darwin conferisce alla selezione sessuale nell'evoluzione umana. (da Wikipedia)
[4] . Charles Darwin, L’origine dell’uomo e la scelta in rapporto col sesso, (orig. The Descent of Man, and Selection in Relation to Sex, 1871), Casa Editrice Sociale, Milano 1925, pag. 311 segg..
[5] . Ibidem, pag. 312.
[6] . Ibidem, pag. 322.
[7] . Owen Jones, The Grammar of Ornament, Londra 1856, segnalata da Horst Bredekamp in Immagini che ci guardano (2010), Raffaello Cortina Editore, Milano 2015, pag. 256.
[8] . Darwin, op. cit., pag. 476.
[9] . Ibidem, pag, 477.
[10] . Ibidem, pag. 478.
[11] . Quali siano poi gli elementi e i processi specifici che determinano le differenziazioni dei gusti tra le singole specie e all’interno di ogni particolare specie, al momento non ci riguarda, è sufficiente aver dato alla nozione del gusto personale (soggettivo, indefinito, volatile variabile, capriccioso e intrattabile) una base quantomeno concreta e materiale... Possiamo invece ravvisare il gusto di un’epoca della storia umana dei popoli rilevando gli elementi formali tipici presenti nella sua produzione materiale generale in rapporto a quella specificatamente “artistica”, per descriverlo nei termini dell’estetica moderna... Parlare dunque di stili o di correnti, tendenze  ecc. o anche di vari hapax (eccezioni singolari di artefatti o di artefici) ... La valutazione del gusto predominante in una determinata epoca richiede altri e specifici parametri, mentre quella sul gusto personale non ci interessa affatto.
[12] . Già con il lavoro, l’uomo ha capovolto la prassi naturale autonomizzando la mano e le sue funzioni, incorporate negli utensili.
[13] . Louis-René Nougier, L’arte della preistoria, edizioni TEA, Milano 1994, pag. 110 segg. Prima edizione, UTET del volume La preistoria, appartenente alla Collezione Universale dell’Arte, Torino 1982.
[14] . Paul Valéry, Eupalino o dell’Architettura, quaderni di Novissima, Roma 1933.
[15] . Ricordate Bill Viola?... Nelle sue realizzazioni sacre c’è ironia o patetismo nei confronti di immagini miracolose che si animano?
[16] . ...Null’altro è la terrificante Gorgona Medusa, rappresentazione della perversione intellettuale, regina mortale (sottomessa alla natura)  sulle sue immortali sorelle (le perversioni sessuali e quelle morali) custode inoltre degli inferi... che per i greci antichi sono un luogo del mondo...
[17] . E’ forse questo ciò che faceva l’uomo nelle caverne? Un esercizio per affinare la sua percezione visiva (esercizio analogo a quello svolto per l’abilità della mano nella manifatture di mandorle e sferoidi)...?
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